“Abitare Solidale”, il patto abitativo sperimentato in Regione Toscana

Rilevante per cooperazione, sussidiarietà

Il progetto “Abitare Solidale” è ideato dall’Associazione Auser Volontariato territoriale di Firenze come un innovativo approccio ai temi della domiciliarità degli anziani e si basa sull’idea della condivisione degli spazi abitativi finalizzata al sostegno reciproco.

La sua realizzazione avviene a partire dal 2009 quando, grazie ad accordi di partenariato con istituzioni pubbliche come il Comune di Firenze e Bagno a Ripoli e con una rete di associazioni, vince il Bando “Percorsi di Innovazione” Cesvot e ottiene le risorse economiche necessarie per la fase di avvio. La positività dei risultati della prima sperimentazione, durata due anni, ha condotto alla firma di una convenzione tra il Comune di Firenze e Auser che, di fatto, trasforma il progetto sperimentale in un servizio.

A seguire l’esempio del Comune di Firenze, dal 2013 ad oggi, altri novanta Enti locali della Regione (Province di Pisa, Pistoia, Arezzo, Firenze, Livorno) che hanno siglato con Auser specifici protocolli di intesa e numerose sono state le Associazioni di volontariato e del terzo settore coinvolte in ognuno dei territori nelle attività progettuali, tanto che la Regione ha provveduto all’inserimento del servizio “Abitare Solidale” nel PISSR – Piano Integrato Socio Sanitario Regionale – 2012/2015.

Al fine di meglio gestire l'evoluzione e l'espansione del progetto che nel frattempo ha cominciato ad avere anche sperimentazioni fuori dalla Toscana, nel febbraio 2014 è stata fondata l'Associazione Auser Abitare Solidale, ad oggi titolare del progetto.

La finalità con cui è ideata l’azione progettuale è quella di utilizzare un problema di difficile soluzione come l’emergenza abitativa per crearne una risorsa in grado addirittura di divenire servizio di affiancamento e sostegno alla comunità.  Le attività coinvolgono per questo motivo due tipologie di soggetti: persone sole o comunque bisognose di sostegno e residenti in un appartamento in grado di ospitare altri inquilini; soggetti (singoli /o famiglie) con disagio abitativo ed economico e quindi alla ricerca di alloggio.

L’incrocio tra questi due tipi di bisogni, è strutturato e regolato da un vero e proprio contratto (Patto abitativo) che però non si basa sul pagamento di un canone economico, bensì su principi mutualistici, ed i cui contenuti sono negoziati direttamente tra le parti.

L’azione di questo tipo di scambio consente la strutturazione di legami forti che permettono ai soggetti fragili di riacquisire una normale “centralità sociale”.

Il progetto ha ottenuto negli anni molti riconoscimenti: nel 2012 è stato selezionato, all’interno della ricerca “Innoserv. Social services innovation” condotta dall’Università di Heidelberg, tra i 120 progetti comunitari per costruire nuovi modelli di welfare; nel 2014 come caso di studio dalla Fondazione Fondaca nel progetto internazionale (Europa, Brasile, Turchia) del 7° Programma Quadro – Capacity – Science in Society dal nomeSIforAGE – Social innovation on Active and Healthy Ageing for sustainable economic growth; è secondo classificato all’European Award Social Innovation in Ageing e vincitore del Bando UniCredit Carta 2013 “Strategie di coesione sociale a favore della Terza età”, promosso da UniCredit Foundation.

Lo scorso 7 aprile Auser e l’Associazione VolaBo hanno dato avvio alla sperimentazione del Progetto anche nella città di Bologna.

Intervista a Gabriele Danesi- coordinatore“Abitare Solidale”- Auser -

D. Come avviene l’incontro tra domanda e offerta? Quali sono i criteri di selezione? Quali sono i profili delle persone e dei nuclei familiari coinvolti?

R. L'attività di matching avviene mediante una valutazione sull'idoneità e compatibilità dei soggetti articolata in 3 fasi:

  1. analisi del profilo personale per una prima verifica dell'esistenza di caratteristiche di adeguatezza al progetto;
  2. incontro individuale tra operatori e richiedente o offerente per un'ulteriore analisi delle caratteristiche e capacità individuali;
  3. percorso di conoscenza tra le parti, facilitato dagli operatori del progetto

Attivare forme di condivisione abitativa comporta un lavoro di selezione preventivo, basato su criteri oggettivi e personali, tra i quali:

–        condizione psicofisica dell'anziano (sono esclusi i soggetti non autosufficienti)

–        composizione nucleo familiare (sono di difficile collocazione famiglie con più di 3 componenti)

–        presenza di dipendenze in corso (ludopatia, alcool, sostanze psicotrope ecc.)

–        alloggi non a norma

–        limitata capacità relazionale

Per quanto attiene la tipologia dei soggetti coinvolti, il 90% delle offerte perviene da persone anziane (93% donne, 7% uomini) e 10% da famiglie; le richieste coprono invece uno spettro sociale articolato: si va da soggetti con temporaneo disagio socio economico, a donne vittime di violenza di genere, ex detenuti, famiglie ecc.

D. L’esperienza è trasferibile?

R. Come palesano gli 8 anni di attività del progetto e gli esempi di sperimentazione in diversi territori toscani ed italiani ad oggi in corso, Abitare Solidale nasce con la vocazione e l'obiettivo di essere un servizio facilmente trasferibile in qualsiasi area della Regione Toscana e dell'Italia. Ciò in virtù di più fattori: omogeneità delle istanze sociali connesse al tema casa e sociali; replicabilità delle varie fasi ed azioni del progetto, esperite nella loro efficacia ed adattabilità ai contesti territoriali di riferimento; totale gratuità del trasferimento e della sperimentazione del progetto, attuato attraverso protocolli d'intesa non onerosi tra associazione Auser Abitare Solidale e soggetti Pubblici e del Terzo Settore; capillare diffusione sul territorio toscano di Associazioni Auser e/o di altre realtà del volontariato sociale.

D. Quante Associazioni sono state coinvolte nelle attività, e qual è il loro ruolo all’interno del progetto?

R. Attualmente le Associazioni partner sono 135. La collaborazione viene formalizzata mediante uno specifico protocollo, all'interno del quale sono specificati compiti e mansioni, coerenti con la mission e le competenze espresse dalle Associazioni partner stesse. Ad esempio i Centri Antiviolenza si occupano di selezionare donne in uscita dalle case rifugio, sostenerle ed accompagnarle psicologicamente verso il percorso di autonomia abitativa con i nostri operatori. In sintesi, la logica è quella della rete: portare a sintesi know how e professionalità espresse dalle partnership in un'ottica di integrazione funzionale.

D. Qual è stato il ruolo dell’Ente pubblico?

R. Anche gli Enti Pubblici sono partner attivi del progetto. Al pari delle Associazioni di volontariato il rapporto di collaborazione viene normato da specifici accordi in base ai quali i Comuni o loro Consorzi debbono garantire la partecipazione attiva dei servizi sociali, coinvolgere le associazioni del territorio, sostenere il progetto mediante un'adeguata campagna promozionale e di sensibilizzazione, facilitare il dialogo con potenziali stakeholders

D. Come avviene il monitoraggio dello scambio? Ci sono evidenze circa le ricadute dell’azione sulla comunità?

R. Il rapporto di coabitazione viene monitorato costantemente con visite e colloqui da parte degli operatori dedicati, integrati dalle normali attività di presa in carico dei servizi sociali territoriali. In merito alle ricadute di Abitare Solidale, esse sono molteplici e diversificate. Partendo dai destinatari:

  1. Anziani: nei percorsi di coabitazione che interessano gli over 70, si è riscontrato un evidente miglioramento dello stato psicofisico dei soggetti anziani, in modo particolare per quanto attiene i livelli di benessere emotivo e il recupero di abitudini sociali e relazionali. I processi di collaborazione nella gestione domestica (condivisione delle pulizie, preparazione pasti) e nella quotidianità (es. accompagnamento per piccole passeggiate) previsti nel Patto Abitativo, stanno inoltre favorendo il mantenimento della propria autonomia e capacità residue e il recupero di certe abilità (cucire, cucinare un pasto completo, andare a fare la spesa....). Da questo discende una attendibile previsione dell'allungamento del tempo di permanenza presso la propria abitazione da parte dell'anziano, misurabile concretamente nel medio lungo periodo. In alcuni casi, le dinamiche solidaristiche e la cura volontaria dei figli dei coabitanti ha comportato la spontanea, forte e positiva riassunzione di un ruolo sociale attivo. Sul fronte delle ricadute economiche, nessuno degli anziani coinvolti nel progetto ha richiesto accesso ai servizi istituzionali (con relativo risparmio di risorse pubbliche).
  2. Donne vittime di violenza - Donne vittime della tratta (sole o con figli): i risultati raggiunti hanno sinora permesso di offrire progetti di continuità dopo l'uscita dalle case rifugio gestite dai centri antiviolenza e antitratta, sviluppando percorsi graduali di normalizzazione, superamento del trauma, recupero della quotidianità intesa come libertà personale, serenità nella gestione del rapporto madre – figlia/o, autostima, ricomposizione di una rete relazionale. Accanto a questi elementi, l'integrazione tra Abitare Solidale, ovvero un supporto concreto per l'autonomia alloggiativa, e le attività dei centri antiviolenza partner, sta favorendo anche occasioni di inserimento lavorativo con conseguente miglioramento delle condizioni economiche delle assistite.
  3. Disabili: i soggetti con disabilità inseriti in coabitazione (2 al momento) hanno manifestato un maggior equilibrio e stabilità personale nell'affrontare il passaggio dalla vita all'interno della famiglia a una maggiore autonomia. Il rapporto e l'interazione con il/la coabitante ha inoltre fatto acquisire nuovi strumenti personali per entrare in relazione con l'altro e gestire la quotidianità.
  4. Soggetti in momentanea difficoltà economica e a rischio di marginalità: per questa variegata categoria di target i più significativi cambiamenti sono stati: sostegno economico, mediante opportunità abitative a costo di fatto gratuito con un conseguente abbattimento delle spese per la locazione; maggior stabilità emotiva e relazionale; recupero di stimoli e risorse psicologiche per investire su un proprio progetto di autonomia: nel corso della coabitazione, il 40% delle/i ospiti ha reperito una qualche forma di impiego; assunzione di maggior fiducia sui propri strumenti personali e di responsabilità verso gli altri (ospitanti) in una logica solidaristica e di una nuova centralità sociale; costante supporto da parte della rete di professionisti con conseguente riduzione ricorso a sostegni da parte dei servizi istituzionali (es. conto affitti).

Nell'economia complessiva del progetto, all'interno della maggioranza delle coabitazioni si stanno strutturando spontaneamente sistemi di protezione sociale dal basso che promuovano la partecipazione di soggetti tradizionalmente individuati come fragili alle pratiche della cittadinanza attiva.

Valutando, infine, l'impatto sulla Comunità locale, il progetto ha avviato interventi capaci di strutturare nuovi modelli di abitare fondati sul mutuo aiuto, in sostituzione del canone di locazione, dimostrando come – se pur su scala al momento ridotta – si possano offrire risposte incisive alternative a quelle sinora praticate. In modo particolare Abitare Solidale concorre a promuovere una piccola rivoluzione culturale basata sulla proposta di approcci sociali nuovi, fortemente connessi con i valori e la pratica della condivisione, della consapevolezza e responsabilizzazione personale, del civismo e della resilienza.

In generale l'impatto del progetto sulla comunità toscana (e non solo) si può poi valutare sulla base di:

–        Potenziamento costante della collaborazione con i servizi sociali che sempre più percepiscono Abitare Solidale come uno strumento ed una opportunità di cui servirsi per i casi seguiti dalle Istituzioni;

–        Implementazione del cluster sociale, ossia del numero di partner Pubblici e Privati che costituiscono la rete Abitare Solidale, finalizzata a ottimizzare le risorse economiche e professionali in campo, e moltiplicare l’efficacia e l'economicità delle azioni in virtù di una costante dinamica di integrazione. Abitare Solidale sta fondando infatti il suo operato sul principio del lavoro sinergico, sulla condivisione di esperienze e professionalità. Volendo fare un esempio, le associazioni Frida ed Artemisia, impegnate nel contrasto alla violenza sulle donne, collaborano al progetto curando la comunicazione e la selezione dei casi in carico all'associazione stessa, idonei alla sperimentazione, nonché facilitando la coabitazione in ogni sua fase. In sintesi, considerato che il servizio aspira a fornire risposte a un'ampia rappresentanza di quella fascia sociale definita a rischio povertà relative, fragilità e marginalità (cfr considerazione finale), la strategia che si sta perseguendo è quella di una rete integrata di professionalità esclusive e comunque adeguate a seguire i vari casi con competenza e in economia, ovvero senza spese aggiuntive rispetto a quelle già sostenute per le attività ordinarie dell'Ente/associazione di appartenenza. Quanto sinora svolto ha inoltre garantito un risparmio per tutti i partner, concretamente misurabile in: minori contributi (es. % affitto, utenze, pulizia casa) erogati a favore dei coabitanti; minor tempo lavoro impiegato per risolvere casi difficilmente inseribili nei tradizionali protocolli di assistenza.

D. Quali sono i progetti futuri delle sperimentazioni, oltre alla città di Bologna quali altri territori hanno manifestato un interesse per importare l’esperienza?

R. Auser Abitare Solidale è stata contatta in questi anni da vari comuni e regioni d'Italia: Sardegna (Alghero, Sassari, Carbonia), Friuli Venezia Giulia (Pordenone, Sacile Trieste), Lazio (Roma), Lombardia (Pavia, Lecco), Marche.

 

Da evidenziare che l'associazione, nel corso degli 8 anni di attività, ha sviluppato ed evoluto più tipologie di interventi e progetti al fine di rispondere in maniera quanto più adeguata possibile alle trasformazioni dei bisogni socio – economici della Comunità. Tra le iniziative realizzate: Coabitazioni solidali, Il chiostro di Francesco, il progetto COaffitto.SOlidale, il Lab House. Tra quelle in realizzazione: La buona Casa, il Condominio solidale.